Regina Ciclarum

All’interno dell’Operazione Strabone – geografie tiberine e delle divagazioni raccolte su MappaTevere360, dopo il percorso del Lago Albano,  una pagina dedicata all’Anello della Bonifica di Maccarese. Si parte da Ponte Galeria per raggiungere la riserva di Castel di Guido e quindi tornare indietro per Maccarese e la Via al Mare.

(la prima parte dell’anello, da Ponte Galeria a Maccarese)

Traccia GPS

Traccia finale

Dai singoli percorsi proposti (vedere capitolo seguente), è stata elaborata la seguente traccia.

Da Ponte Galeria a Maccarese: Il percorso parte della stazione FS di Ponte Galeria (vedi capitolo più avanti), dove ci sono bar, alimentari e anche una fontanella. Il primo km è su asfalto su strada a medio traffico, dopodichè ci si addentra nella tenuta di Castel Malnome, dove inizia un comodo sterrato (foto360). Siete in una proprietà privata: rispettate i luoghi, salutate e passate dallo spaccio di prodotti alimentari. Al km3.5 si torna su strada asfaltata, costeggiando il termovalorizzatore di Malagrotta. Il traffico di mezzi pesanti richiede prudenza, per fortuna dopo 500 metri lo scenario cambia completamente, immergendosi nella campagna di Monte Carnevale. La chiesetta offre un primo ristoro (foto360), ma per la fine della breve e ripida salita bisogna aspettare di superare l’ultimo tornante. Da via Monte Carnevale si intravede il mare. La strada deserta, costeggiata di pini, merita una sosta (foto360). L’asfalto termina in prossimità della A12, al km9 della traccia, dove si imbocca lo sterrato di Via Salvatore Ottolenghi. La pietra nera sconsiglia di affrontare il percorso con il sole a picco (foto360).   Al km13 lo sterrato lascia il passo alla terra battuta. Si attraversano campi coltivati, a rischio fango nella stagione piovosa (foto360). Rispettiamo le coltivazioni (foto360). Al km 30 si riprende la strada asfaltata chiusa che sale al cimitero di Maccarese (foto360). Traffico minimo di gente diretta al cimitero, dove si può parcheggiare (per chi volesse cominciare a pedalare da qui, vedere capitolo sui parcheggi).

(il Sentiero degli Allocchi, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )

La riserva di Castel di Guido: Al km 15 parte il sentiero che entra nella riserva di Castel di Guido. Il fondo è ben battuto nella prima parte (foto360), spesso ombreggiato dalla vegetazione circostante. Se si intraprende nella tarda mattinata c’è il rischio di incrociare il traffico di bici che scende. E’ il corridoio che collega Maccarese con Castel di Guido, quindi viene percorso avanti e indietro.  Fino al km 17 è in salita, con tratti sconnessi e fangosi che prevedono spesse volte di spingere la bici (foto360; in alternativa si può salire dal cimitero seguendo la traccia viola, vedere capitolo seguente). Al km 17.8 si devia per il suggestivo Sentiero degli Allocchi. Siamo dentro un percorso circolare che permette di concentrare le energie dentro la riserva di Castel di Guido (foto360, consigliato per famiglie con bambini). Il sentiero presenta un buon fondo tranne alcuni brevissimi tratti (fangosi o sconnessi, da fare spingendo la bici). Sbuca in via Prati Madonna (foto360), un comodo sterrato alternativo  al Sentiero degli Allocchi (che corre parallelo).   Al km23 il sentiero taglia fino al casotto della Lipu, da cui c’è la deviazione su strada bianca (foto360) per raggiungere la villa Romana (aperta nel weekend dal Gruppo Archeologico Romano. La strada bianca ha una ripida salita poco prima di raggiungere la Villa). Il percorso chiude l’anello e si rimmette sul sentiero già fatto all’andata, che scende fino al cimitero di Maccarese.

Da Maccarese a Roma: Al km 31 si raggiunge la stazione FS di Maccarese, dove è possibile riprendere il treno verso Roma. In alternativa si prosegue nella piana di Maccarese, agganciandosi al percorso Dolce Spiaggia, a cui si rimanda (vedere capitolo più avanti).

In breve:

  • Percorso famiglia: anello dentro la riserva di Castel di Guido, parcheggiando nei pressi del casotto della Lipu (vedere capitolo dei parcheggi)
  • percorso in due giornate distinte: sfruttare la stazione FS di Maccarese per spezzare l’anello di une giornate distinte (vedere capitolo sui trasporti pubblici)

 

Percorsi proposti

La traccia finale (vedi capitolo precedente) è stata elaborata prendendo in considerazione le seguenti proposte:

Trasporti pubblici

per orari, dettagli e condizioni di trasporto riferirsi al sito  Trenitalia.

  • ferrovia Orte – Fiumicino: attraversa diverse stazioni romane (…,Nomentana, Ostiense, San Pietro,….  ), utili per raggiungere Ponte Galeria Fs, punto di partenza del percorso.
  • ferrovia Civitavecchia Roma: passa per la stazione di Maccarese, preziosa per spezzare il percorso in due giornate (l’anello intero presuppone infatti un ottimo allenamento):
    • Ponte Galeria FS -> Maccarese FS
    • Maccarese FS – > Ponte Galeria FS

(la seconda parte del percorso, nella piana di Maccarese, dalla pedalata di ottobre 2019)

Parcheggi

  • Cimitero Maccarese:  utilizzato da diversi ciclisti per concentrare la pedalata nella riserva (punto gps)
  • Oasi Lipu riserva Castel di Guido: utile per concentrare la pedalata nella riserva, evitando la salita per  il sentiero dal cimitero di Maccarese, sconnesso a con tratti fangosi (punto gps)

Raccomandazioni

> Tutte le info su questo sito ed altrove non sono verità assolute. Non ti avventurare! Le Terre della Regina, immaginate dal basso a ZERO budget, meritano attenzione, rispetto, consapevolezza. Consigli, note, raccomandazioni, scarico di responsabilità nella pagina dedicata. Leggile attentamente. Impiega cinque minuti ora, per risparmiare sventure e contrattempi dopo. segue...

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Extra

Bonifica di Maccarese

(la mappa realizzata da Terrre.it)

Il comprensorio della bonifica di Porto e Maccarese fa parte della vasta pianura alluvionale in mezzo alla quale scorre per gli ultimi 14 Km il fiume Tevere.
La zona era un luogo selvaggio e inospitale, con terreni paludosi, avvolti da miasmi di aria malsana, con pochi abitanti avvelenati dalla malaria. 10.186 ettari tra la destra del Tevere ed il fosso delle Pagliete o Tre Denari, e tra il mare Tirreno e le colline retrostanti la ferrovia Roma-Pisa.

Già gli Etruschi, che abitavano le città sui colli, fecero i primi tentativi di bonifica fondando i porti sulla costa e costruendo le strade di collegamento. Alla fine del Seicento, un Papa volenteroso, Clemente IX (Giulio Rospigliosi) fece piantare migliaia di pini sulla costa, nel tentativo di assorbire l’acqua in eccesso e proteggere l’entroterra dalle burrasche marine.
La bonificazione della zona iniziò a cura diretta dello Stato fin dal ’90 (1890); ma i criteri all’ora adottati nel progettare i lavori, erano stati troppo restrittivi perché i risultati potessero essere soddisfacenti. Verso la fine dell’Ottocento, quando Roma divenne la capitale d’Italia, ci fu un tentativo consistente di bonifica. Nel 1884 il Ministero dei lavori pubblici approvò il progetto della Società Angeletti Canzini Fueter per la bonifica dei territori di Maccarese (Campo Salino, Ostia e Isola Sacra), attraverso la realizzazione di canali e impianti idrovori. La società affidò in subappalto i lavori di bonifica all’Associazione dei braccianti di Ravenna, richiamando così sul litorale circa 500 manovali romagnoli, che vennero con le loro famiglie. I “ravennati” erano divisi in due gruppi: i “terrazzieri”, deputati alla realizzazione degli scavi, e gli “scariolanti” addetti al trasporto del terreno e alla costruzione degli argini dei canali. Con l’intervento dei ravennati furono realizzati 94 km di canali per una superficie di 4394 ettari.

A metà degli anni Venti del Novecento ci fu un altro tentativo di bonifica che ottenne il successo decisivo. La costituzione di società finanziarie, gli incentivi statali, la suddivisione nei due lotti a nord e a sud dell’Arrone, le prospettive positive di redditività, portarono in una decina di anni alla bonifica integrale; dalla costruzione dei borghi, alla scomparsa della malaria e al radicale cambiamento del paesaggio agricolo. I nuovi bisogni di manodopera per la gestione dei poderi acquisiti alle coltivazioni (cerali, ortaggi, vigneti) e all’allevamento delle vacche da latte, furono garantiti da una consistente immigrazione di contadini e delle loro famiglie del Veneto (alla fine saranno circa 5000 persone). In minor numero dall’Abbruzzo per la sistemazione idraulica, dalle Marche per il taglio delle piante.

Così Maccarese diventa il centro dell’Agro Romano, amministrativamente diviso tra il Comune di Fiumicino e Roma Capitale, situato lungo il fiume Arrone, a cinque chilometri dal mar Tirreno. Il toponimo deriva probabilmente da Vaccarese o Vaccariccia e rivela così la secolare vocazione agricolo-pastorale di questo territorio.

(viale dei Collettori, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )

Maccarese si sviluppò su due poli: (il primo) un villaggio a ridosso del Castello San Giorgio, provvisto di ospedale, parrocchia, scuola, ufficio postale, negozi e officine; (il secondo) il centro industriale adiacente la stazione ferroviaria (Roma Civitavecchia), comprendente un silos per i cereali, una centrale per la raccolta del latte, una cantina per il vino, il magazzino per le macchine agricole, un forno per la produzione del pane, la stalla per l’esposizione e la vendita del bestiame. I primi centri agricoli con abitazioni per le famiglie saranno dotati di: una stalla per bovini e vacche da latte, un silos per il foraggio del bestiame, una concimaia, un porcile, un deposito carri, un magazzinetto, una tettoia per foraggi, un forno, un fienile, un fontanile che servirà da abbeveratoio e lavatoio.

Tuttavia, il progetto della Maccarese si scontrò ben presto con il radicale cambiamento del contesto economico, la battaglia del grano e di quota novanta. L’iniziativa nata come finanziaria, assume un carattere industriale-agrario. Ma conciliare la trasformazione fondiaria e la colonizzazione delle campagne con la redditività dell’azienda, risulterà impossibile. Così negli anni Trenta passerà sotto il controllo dell’IRI e i suoi legami con il regima fascista si andranno sempre più rafforzando. Le dimensioni imprenditoriali, quella politica e quella sociale, si intrecciano nella storia di questo territorio in modo indissolubile. Il passaggio al pubblico però non si tradurrà immediatamente in un cambio di indirizzo, tant’è che qualche anno dopo, nel 1937, a causa delle forti perdite, Mussolini avvalla una ristrutturazione radicale sostituendo il Consiglio di Amministrazione dell’IRI, così la Maccarese si trova sotto il controllo politico. Per limitare le proteste salariali e per incardinare i lavoratori alla terra, si introduce la Compartecipazione Collettiva che presto si mostra incapace di rispondere alle attese sociali e viene perciò sostituita dalla mezzadria.

Nel corso della Seconda guerra mondiale arriva l’occupazione militare tedesca, con la requisizione di mezzi di trasporto di bestiame e prodotti agricoli. 200 ettari di terreno vengono allagati per ostacolare possibili sbarchi sul litorale romano. Bombardamenti e saccheggi mettono in crisi l’azienda, i soldati e gli ufficiali tedeschi alloggeranno al Castello San Giorgio. Lo scoppio del conflitto comporta una perdita di manodopera, mettendo in difficoltà le aziende a conduzione diretta. Tre bombardamenti distruggono  quasi completamente la zona industriale vicino alla ferrovia Roma-Civitavecchia. Dal punto di vista economico, grazie alla forte crescita dei prezzi dei prodotti agricoli, nel 1940 la Maccarese registra il primo bilancio in attivo.

il 23 settembre 1943  muore il vicebrigadiere dell’Arma dei Carabinieri Salvo Rosario Antonio D’Acquisto, insignito di Medaglia d’oro al valor militare per essersi sacrificato salvando un gruppo di civili durante un rastrellamento delle truppe naziste nel corso della guerra. La stele si trova vicino alla Torre di Palidoro dove fu ucciso (oggi località del Comune di Fiumicino). Nel 2020 è stato inaugurato (nella Torre) il nuovo polo museale storico e ambientale. (la notizia su Avvenire)

Con l’avvento dello Stato democratico repubblicano, nel  1946 cambiano radicalmente i termini del dibattito: riprende la libertà sindacale e anche a Maccarese i lavoratori si battono per ottenere l’applicazione della legge per la massima occupazione in agricoltura. Gli addetti scioperano e le tensioni crescono. Le lunghe lotte sindacali aprono la strada alla contrattazione nazionale. A Maccarese partono in anticipo di anni rispetto ad altre realtà, portando al riconoscimento della parità salariale uomo-donna.

Arrivano gli anni ’60 e i conti tornano nuovamente in rosso. Secondo i dirigenti dell’IRI, l’azienda non fu in grado di resistere alle pressioni sindacali. Le perdite sono elevatissime. Tra corsi e ricorsi nel 1980 si tenta inutilmente il rilancio. Verrà così messa in liquidazione la più grande azienda agricola d’Italia e una delle più grandi in Europa. Nel 1993 la più lunga privatizzazione dell’IRI, la madre di tutte le privatizzazioni.

Nel 1998, nell’ambito del programma di privatizzazioni avviate dal governo, la Maccarese è acquistata da Edizione Holding del Gruppo Benetton. Oggi l’azienda, è una delle maggior produttrice di latte in Italia. Nel 2018 dopo il restauro del Castello cuore e simbolo della tenuta agricola, e dopo cinque anni di interventi  viene inaugurato l’archivio storico della Maccarese, intitolato a Carlo Benetton. I documenti sono strettamente legati con alcuni grandi temi della storia italiana del Novecento: le bonifiche e le migrazioni interne, le tecniche e le politiche di produzione agraria e zootecnica, le lotte sindacali del secondo dopoguerra. Il recupero e la valorizzazione dell’archivio sono avvenuti con la collaborazione scientifica della Fondazione Benetton Studi Ricerche. Sono circa cinquecento metri di documenti. Registri e faldoni, appunti, statuti e bilanci, verbali di riunioni e incontri, fotografie, disegni tecnici e planimetrie, costituiscono un unicum in Italia, sia per la completezza della documentazione, sia per l’importanza dell’Azienda Maccarese.
Sotto al Castello San Giorgio si trova l’Ecomuseo della Bonifica del Litorale Romano. Nel Polo sono esposti documenti, carte, immagini, fotografie, film, modelli, oggetti, attrezzi, in gran parte provenienti dagli archivi di famiglia.

(testo estratto da “Percorso ciclabile della Bonifica di Maccarese | Terrre” )

 

La Riserva Naturale Statale del Litorale Romano

> La Riserva Naturale Statale Litorale Romano abbraccia un territorio di 15.900 ettari che si estende sulla costa, dalla marina di Palidoro a Nord fino alla spiaggia di Capocotta a Sud. segue...

Bonifica dell’agro romano

> Con la fine della seconda guerra mondiale, il decollo industriale e la migrazione verso le citta’, si chiude il capitolo della bonifica iniziato oltre duecento anni prima. L’eredita’ dei terreni prosciugati viene capitalizzata per nuove economie (abitative, turistiche, industriali, …) Nel frattempo nasce l’ecologia e con essa un ripensamento generale: alle paludi viene restituito “diritto di cittadinanza”, in quanto importanti custodi della diversita’ naturale  e attori strategici nella gestione dei regimi  idraulici. segue...

Pannello al Belvedere Galeria

Il pannello informAttivo sul tema della bonifica, posizionato  al Belvedere Galeria lungo la Via al Mare,  a febbraio 2019.

Pedalate della Bonifica 2019


(pedalando lungo via Monte Carnevale, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )

Concept Ciclovia della Bonifica

La Ciclovia della Bonifica nasce come progetto di riqualificazione delle zone al confine tra il Comune di Roma e Fiumicino, aree che spesso sfuggono al controllo delle istituzioni e diventano “residuo”, come teorizza Gilles Clément nel Manifesto del Terzo Paesaggio. Per rigenerare queste zone di bordo, l’idea è stata convertire il confine da luogo di separazione a punto di fusione, connettendo i due Comuni attraverso un nuovo corridoio verde pedonale e ciclabile che mette a frutto gli elementi che caratterizzano il sito e che al momento versano in uno stato di incuria. segue…

Divagazioni Tiberine

> Dal giro del Trasimeno alla Randonnee delle Regine, dal Grande Anello della Spiga o quello dell'Acqua, tutte le divagazioni per avvicinarsi al Tevere o, al contrario, sconfinare nei territori circostanti. segue...

Dolce Spiaggia

> Dolce Spiaggia, il percorso proposto da Romano Puglisi da Ladispoli a Fiumicino, ad immaginare la futura ciclovia Tirrenica, poi fino Roma lungo la Via al Mare della Regina. segue...

Qua la zampa

>Le Terre della Regina invocano la partecipazione di tutti noi. Condividi le tue visioni, seguici nelle giornate in calendario, aiutaci a portare avanti i progetti di recupero e diffusione della futura Regina Ciclovia Fluviale, il percorso verde lungo il Tevere (ma prima leggi le raccomandazioni a terra e in acqua).

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(albero gigante nella riserva di Castel di Guido, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )

Anello della Bonifica di Maccarese
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