Regina Ciclarum

Il recupero del fiume nel contesto urbano, negli esempi delle città straniere che per prime hanno saputo rileggere le enormi potenzialità dormienti lungo le sponde.

Il fiume come progetto urbano

All’interno dell’Operazione Patronus – racconti dal basso e della Visioni PensoPositivo, dopo il progetto Parco Marconi  una pagina dedicata al tema del fiume come progetto urbano. Nessun luogo come il fiume nella città può diventare un contesto significativo di sperimentazione delle politiche più innovative di rigenerazione ambientale e di valorizzazione della bellezza della città. Proponiamo qui un estratto dei vari contributi  raccolti a giugno 2020 nella pubblicazione EcoWebTown 21, a cui si rimanda per ogni approfondimento.

(fiume Rodano a Lione)

Nuove narrazioni

Il fiume e la città, un rapporto secolare che nel tempo è cambiato, si è evoluto, ha vissuto separazioni e ricongiunzioni. Al principio era l’acqua ad essere il generatore della vita cittadina, il fiume era funzionale all’economia urbana, era una infrastruttura indispensabile, via di collegamento principale con il mare e da lì con il mondo, un elemento naturale che attraversava lo spazio antropizzato dagli uomini.
Regolarmente, seguendo il ciclo naturale degli eventi, l’acqua irrompeva nella città, diventava un pericolo, ristabiliva la gerarchia dei ruoli in un rapporto di coppia che alternava lunghi periodi di complicità a periodici conflitti brevi e violenti. Le esondazioni scandivano la vita urbana ed erano delle piaghe per l’economia cittadina.
La città, dopo essersi emancipata dalla dipendenza dal fiume ed averlo ridotto al ruolo di nastro trasportatore degli scarti della vita urbana verso il mare, stanca di sottomettersi regolarmente alla sua natura, progettò un ribaltamento di ruoli: i fiumi furono quindi imbrigliati, tombati, incanalati, mortificati nella loro natura ed ignorati dalla vita urbana. La città si è trasformata in una interruzione del river continuum ecologico.

(le Piene Tiberine, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )

Il resto è storia recente, l’umanità ha superato il limite ed ha contribuito al cambiamento climatico che determina un meteo eccezionale fatto di improvvise e violente precipitazioni che trasformano i fiumi in temibili “mostri” e le strade in fiumi; gli spazi che credevamo oramai definitivamente sicuri si trasformano in trappole a volte mortali.
Il fiume, ridiventato pericoloso, ha di nuovo catalizzato l’attenzione su di sé ed è così successo che la città, guardandolo di nuovo, ha capito che è proprio lì, lungo le sue sponde, che può trovare l’opportunità di riconciliarsi con l’ambiente.

Contestualmente si assiste  alla crisi della pianificazione urbana tradizionale. Lo spazio pubblico non è più semplicemente  lo spazio tra gli edifici, ma è lo spazio generativo della città.  Il progetto dello spazio pubblico, trattato da protagonista, è quindi lo spazio da recuperare, essendo questo il collante che riesce a mantenere uniti i diversi interventi nel tempo.  Tramontata l’idea di una produzione quasi meccanica dello spazio, si tornare a riflettere sulla qualità urbana. Nasce il Progetto Urbano.

In questo contesto, un occhio particolare è rivolto proprio  ai percorsi di riqualificazione che hanno per oggetto i corsi d’acqua. Il recupero di fiumi e canali è divenuto tema centrale dei piani di riqualificazione urbana e dei grandi investimenti immobiliari che privilegiano le zone prossime all’acqua. Allo stesso tempo, a scala più ampia, anche le normative nazionali ed internazionali hanno cominciato a fornire strumenti per il recupero e la gestione dei corsi d’acqua, dopo che per alcuni decenni li si è utilizzati come mera discarica di ogni tipo di rifiuti. L’ obiettivo è diventato adesso quello di praticare i nuovi criteri di sostenibilità al fine di raggiungere un buono stato delle risorse idriche nelle acque superficiali e sotterranee.

I progetti presentati in questa rassegna richiamano la necessità di dotare di spazi naturali il cuore delle città, al fine di migliorare il benessere e la qualità della vita dei cittadini. Grazie ad ampie aree verdi è possibile ridurre le isole di calore prodotte dall’inquinamento cittadino, mantenere una fauna e una flora diversificate, ridurre i rischi naturali e promuovere il benessere dei residenti; in altre parole costruire città più vivibili.

(le banchine della Senna a Rouen)

La cultura progettuale intorno ai fiumi si è quindi spinta verso un approccio sempre più olistico. Dopo più di un secolo, quando i corsi d’acqua venivano tombati, canalizzati, deviati e imbrigliati, oggi si parla di paesaggio fluviale, di rivitalizzazione delle acque, di parchi fluviali. Anche dal punto di vista normativo l’orientamento tende a diventare interdisciplinare, superando i tradizionali confini amministrativi in favore del concetto di bacino idrografico come entità paesaggistica e naturale unitaria.

Le città legate ad un paesaggio d’acqua sono quelle che oggi stanno vivendo le più consistenti opere di riqualificazione urbana: è infatti proprio nell’insinuarsi dell’elemento naturale in città che si creano gli spunti progettuali più interessanti, nella ritrovata dialettica fra natura ed architettura, fra ambiente fisico ed ambiente antropico, ovvero gli elementi che sono alla base della configurazione del paesaggio. Ne sono un esempio i molti progetti che nelle ultime decadi hanno lavorato proprio sul recupero di corsi d’acqua cancellati da imponenti infrastrutture viarie, come nel caso del fiume Manzanarre a Madrid o del Cheonggyecheon a Seul; o quando si è intervenuti per riconnettere la città al proprio fiume, come nel caso di Lyon Confluence o di Bilbao Ria 2000.

Il fiume è la principale risorsa in cui la città può trovare lo spazio per ridefinire il suo rapporto con l’ambiente naturale, è un concentrato di paesaggio da rivalutare e vivere.
Il valore che il fiume ha per gli abitanti delle aree limitrofe, comincia ad essere riconosciuto anche in termini di valore eco-sistemico, un “servizio” per l’ambiente urbano che il fiume attraversa. Un fiume sano può infatti contribuire al miglioramento di tutte le principali funzioni ecosistemiche:

  • ripristinare le condizioni per lo svolgimento dei processi naturali in città ed incrementare il grado di diversità biologica e le capacità auto-rigenerative;
  • costituire corridoi di connessione con gli habitat esterni favorendo i necessari scambi biologici, ridurre l’impronta ecologica della città sul territorio, incrementare il grado di resilienza dell’ecosistema urbano, attraverso il potenziamento della capacità di carico e delle prestazioni ambientali delle aree costruite;
  • soddisfare il fabbisogno di acqua e di ossigeno;
  • fornire opportunità di riflessione, arricchimento spirituale, sviluppo cognitivo, esperienze ricreative ed estetiche.

Un fiume sano migliora il metabolismo urbano e l’eco-efficienza delle sue diverse componenti.

(Badeschiff, Berlino)

Nessun luogo come il fiume nella città può quindi diventare un contesto significativo di sperimentazione delle politiche più innovative di rigenerazione ambientale e di valorizzazione della bellezza della città. Il fiume può tornare ad essere un grande spazio pubblico, accessibile e vivibile in ogni stagione e ad ogni orario. Per questo è necessario ri-vedere lo spazio urbano dei fiumi come luogo sociale e contesto narrativo, oltre che infrastruttura ecologica. Attraverso la  narrazione caricare  di  senso  il  contesto  dell’esistente,  per far  scoprire  con nuovi  occhi  e  con  figure  più  marcate  quello  che  c’è già.   La narrazione  svela  significati  diversi,  racconta  la  storia  della  città  e  di  chi  la  abita  attraverso  i  segni della  sua  ri-significazione, per dar  valore  a  quel  che  c’è  e  a  far  sognare  attraverso  nuove interpretazioni.

L’esperienza di questi progetti  conferma che appropriati interventi paesaggistici sono capaci di rendere le aree lungo i fiumi spazi di libertà ad ampio respiro nel caotico tessuto urbano circostante, incontrando rapidamente anche il favore del pubblico, che torna a dare nuova vitalità a questi luoghi preziosi, riscoperti grazie alla loro rigenerazione.
Al centro della riflessione la necessità di individuare azioni strategiche capaci di valorizzare le relazioni territoriali, ricucendo i frammenti del tessuto urbano anche grazie agli spazi non costruiti della città, spesso in stato di abbandono, ma che rappresentano una preziosa risorsa per la costruzione della città del futuro.

Nella città i fiumi, con le loro sponde e le aree golenali, sono gli assi della rete ecologica, i catalizzatori per la riqualificazione dell’ecosistema urbano, la risorsa ambientale, culturale, sociale, economica su cui investire per rendere gli spazi urbani di nuovo vivibili all’epoca di Greta e del Covid 19.
Ma come riuscire in questa impresa? Come recuperare un rapporto così deteriorato? Quali strategie mettere in atto per rendere i fiumi una infrastruttura verde e blu nella città?
Lo stato di degrado ambientale in cui versano i bacini fluviali, i livelli di inquinamento delle acque, la situazione delle sponde nei tratti urbani, ridotte a spazi deteriorati e pericolosi, spesso inaccessibili e quindi regno di attività illegali, sono tutti elementi che dovrebbero spingere le comunità ad intervenire subito per recuperare una risorsa di valore inestimabile.
Oggi l’acquisita consapevolezza del valore dei fiumi e la rinnovata necessità di stabilire un rapporto armonico fiume-città si scontra, vedasi il caso italiano,  con un incredibile ginepraio. Le competenze amministrative e gestionali relative ai corpi idrici nei tratti urbani sono diventate, attraverso una stratificazione secolare, così complesse da rendere le aree fluviali urbane praticamente ingovernabili.
Solo risolvendo a monte questi problemi sarà possibile realizzare progetti che abbiano una visione temporale idonea al contesto con cui si confrontano. Un contesto, quello fluviale, che richiede programmazione e lungimiranza, un accordo armonico con i tempi della natura, che poco si adattano a quelli troppo veloci di una riqualificazione urbana spesso concepita ad esclusivo vantaggio degli interessi immobiliari.

(fiume Ljubljanica a Lubiana)

Molti degli interventi urbani realizzati e in via di realizzazione lungo i tratti urbani dei fiumi, rientrano nelle politiche europee di riqualificazione delle aree dismesse. Spesso aree ex industriali, per le quali si prevedono progetti di riqualificazione oltre che di bonifica e ripristino ambientale. Si tratta di ambiti che possiedono una notevole potenzialità ma che, a causa dei cambiamenti storici-economici, sono ora in disuso, dismesse, abbandonate e generano situazioni di degrado estetico e separazioni spaziali-funzionali all’interno dei tessuti urbani.

Da diversi anni ormai l’acqua sta ritornando protagonista del design urbano, acquisendo un nuovo ruolo nelle città, riscoprendo valori accantonati nei secoli scorsi e suggerendo nuove possibilità di utilizzo nello spazio pubblico. Se l’insalubrità delle rive fluviali nel passato induceva la svalutazione delle aree, oggi sia i soggetti pubblici che privati si sono resi conto del consistente valore aggiunto rappresentato dall’acqua dentro la città, e dei benefici economici che ne derivano.

Ciò che va ricercato allora è un equilibrio, un’adeguata lettura dei contesti, ed una capacità di operare in maniera diversificata in città dalle molteplici culture e storie. Non si tratta di cavalcare una tendenza, né di inseguire la grande firma, ma di saper riconoscere nelle criticità passate delle opportunità presenti e future.

Finestra sul mondo

Berlino e il fiume Sprea

Le origini stesse della città di Berlino sono legate al fiume Sprea così come il suo sviluppo urbano fino ai giorni nostri. Nel corso dei secoli, tuttavia, a seguito dei fenomeni di industrializzazione e urbanizzazione, la funzionalità ecologica del fiume Sprea è stata gravemente compromessa così come la qualità spaziale e l’accessibilità alle sue sponde. Dopo la caduta del muro di Berlino, i programmi di pianificazione urbana e territoriale avviati dal Berliner Senat individuavano nel fiume Sprea un asse fondamentale di sviluppo e rinascita della città, incentrato sulle aree libere che si attestavano lungo il fiume.

Lo sviluppo urbano di Berlino si lega al fiume Sprea fin dalle origini della città: sulle sue sponde infatti si attestavano gli antichi insediamenti.  Per tutto il corso del Medioevo e fino al periodo industriale, la città di Berlino e i suoi abitanti avevano un rapporto diretto con le acque del fiume Sprea. La vita si svolgeva lungo le sponde del fiume e per favorire le attività di balneazione vennero realizzati lungo il corso urbano del fiume Sprea una sessantina di piattaforme di legno che funzionavano come veri e propri bagni fluviali.  Il fiume Sprea, insieme alla fitta rete di canali, veniva utilizzato anche come infrastruttura di trasporto e il sistema delle acque crebbe in parallelo allo sviluppo della rete viaria e ferroviaria fino alla fine del XIX secolo Anche la pianificazione dell’espansione urbana era strettamente legata allo sviluppo delle infrastrutture idriche, in particolare attraverso i punti di trasbordo dei materiali da costruzione trasportati principalmente per via d’acqua.

A cavallo tra Ottocento e Novecento, il fiume Sprea divenne molto inquinato a causa degli scarichi industriali e dell’impianto di fognatura che confluivano direttamente nelle sue acque. Si assistette così alla progressiva chiusura dei bagni fluviali. Sempre in quegli anni, l’edificazione massiccia realizzata sulle sponde della Sprea costituì una vera e propria barriera che impediva l’accesso diretto dei cittadini al fiume. In quegli anni Berlino girò le spalle al suo fiume.

Il riscatto dell’area ha portato alla creazione dello Spreeweg, un percorso verde che si snoda lungo le sponde del fiume Sprea. trasformate in un sistema di spazi pubblici accessibili e percorribili a piedi.

Di fronte all’Arena, sul fiume Sprea, si trova il Badeschiff: una piscina di acqua dolce realizzata nel 1995 dall’architetto Susanne Lorenz al posto di una vecchia chiatta, con l’obiettivo di offrire ai cittadini uno spazio di balneazione contestualmente al fiume Sprea. Si tratta di una piattaforma galleggiante di 32 metri x 9 metri con una profondità d’acqua di 2 metri, collegata ad una piccola spiaggia di sabbia tramite passerelle che si sviluppano sulla Sprea.

Questo spazio funziona come piscina di acqua dolce all’aperto nel periodo estivo, mentre in inverno è coperto e funziona come sauna e centro benessere. Il Badeschiff è diventato molto popolare nel corso degli anni e la sua popolarità riflette il desiderio dei berlinesi di recuperare un rapporto diretto con il fiume Sprea, su cui dagli anni Trenta del Novecento vige il divieto di balneazione a causa dello stato di forte inquinamento in cui versano le sue acque.”

Ljubljanica, Lubiana

L’intervento di riqualificazione delle sponde del Ljubljanica a Lubiana, oltre ad estendere la già vasta area pedonale del centro fino al fiume, ha restituito all’area ulteriore valore aggiunto attraverso l’inserimento di catalizzatori sociali e culturali. Il recupero dei nuovi spazi pubblici del centro ed il confort urbano aumentato, attraggono nuovamente i residenti, ma anche nuovi visitatori (e nuovi investitori). La rete di strade, parchi e piazze si intreccia con la mobilità ciclopedonale che favorisce l’utilizzazione di tutti gli spazi della città; la stessa sistemazione del lungo fiume dilata la dimensione degli spazi pubblici esistenti, avvicinando sempre di più la città all’acqua.

Oggi tutte le sponde del fiume sono pedonalmente accessibili, sia nella loro percorrenza lungo le rive sia nelle intersezioni con il tessuto urbano adiacente. Al progetto di riqualificazione delle sponde sulla Ljubljanica viene conferito nel 2011 il Premio del Consiglio Europeo degli Urbanisti e nel 2012 il Premio Europeo per gli spazi pubblici urbani.

Parkipelago a Copenaghen

A Copenhagen nasce il Parkipelago. Il progetto prevede piccoli atolli al largo delle coste cittadine da raggiungere solo via mare, con windsurf, kayak o canoe. Un parco di isole galleggianti crea infinite possibilità per attività divertenti ed esplorazioni quotidiane. Il parco galleggiante riporta la natura selvaggia e l’avventura nel bacino del porto. Le isole offrono uno spazio verde generoso e in continua evoluzione nel centro della città. In superficie con le piante endemiche, gli alberi, i cespugli, le erbe e sott’acqua nei punti di ancoraggio forniscono un habitat per uccelli e insetti, alghe, pesci e molluschi.

Parkipelago è aperto e libero per essere utilizzato da diportisti, pescatori, kayakisti, osservatori di stelle, nuotatori e amanti. Le sue isole definiscono uno spazio per la fantasia e i sogni. Puoi andare dall’una all’altra come in un’odissea minimale per provare esperienze diverse o semplicemente immaginare di farlo mentre le guardi dalla terraferma, o anche raccontare di averlo fatto. Copenaghen Islands suggerisce un’urbanistica fatta di prestazione, di coesione sociale e di narrazione che resiste al clima, è flessibile nelle destinazioni e utilizza solo fonti sostenibili e materiali riciclabili … come l’immaginazione.

Bratislava e il Danubio

Il Danubio è la spina dorsale di una continua trasformazione di Bratislava, alla ricerca di un connubio sostenibile tra l’eredità del passato e le trasformazioni contemporanee. Il fiume attraversa la città da ovest a sud-est e rappresenta una importante risorsa naturale sin dalla antichità.
Il Danubio si conferma ancora oggi una essenziale infrastruttura fluviale, sistema di trasporto navigabile multimodale europeo e di connessione tra importanti capitali (Vienna-Bratislava-Budapest-Belgrado) e al tempo stesso un ricco, seppur fragile, habitat, sia terrestre che acquatico. Un corridoio ecologico su cui si concentrano molti programmi e progetti di livello trans-nazionale e anche europeo.
Oltre al progetto di protezione dal rischio esondazioni, rinforzando gli argini e animandoli con percorsi ciclo-pedonali ed aree di sosta (cicloturistica europea Eurovelo n.6), si è avviato anche un notevole programma di salvaguardia delle aree naturalistiche legate al bacino del Danubio.
Nelle aree più urbanizzate, l’intento di rigenerazione del lungofiume, ha come obiettivo principale la riqualificazione di aree dismesse o sottoutilizzate e degradate, ampliando lo sviluppo della città e aumentando le aree verdi e gli spazi aperti lungo le rive del Danubio, recuperando, così, quel rapporto visivo e quelle relazioni tra la città e il fiume, che nel XX secolo si erano progressivamente perse. Il fiume è ritornato ad essere considerato come una potenzialità nel Masterplan del 2007, permettendo a Bratislava di diventare un laboratorio di sperimentazione per la rigenerazione degli spazi e della vivibilità lungo le sponde del Danubio.

Molti degli interventi urbani realizzati e in via di realizzazione a Bratislava rientrano nelle politiche europee di riqualificazione delle aree dismesse e delle cosiddette brownfields, spesso aree ex industriali, per le quali si prevedono progetti di riqualificazione oltre che di bonifica e ripristino ambientale. Si tratta di ambiti che possiedono una notevole potenzialità ma che, a causa dei cambiamenti storici-economici, sono ora in disuso, dismesse, abbandonate e generano situazioni di degrado estetico e separazioni spaziali-funzionali all’interno dei tessuti urbani. Molto spesso si tratta di aree che, quando in uso, erano esterne alla città ma, con l’espansione di queste, ne sono diventate parte centrale.

Il lungofiume è stato articolato su tre terrazze che rappresentano tre diverse prospettive sul fiume e verso il centro storico. Oltre alla piazza del Teatro Nazionale, aperta verso il fiume, che diventa una grande corte e accoglie diverse manifestazioni e allestimenti, il fronte sul Danubio prevede una passeggiata superiore su cui si aprono ristoranti e caffè all’aperto. Il fiume diventa un grande spazio pubblico, accessibile e vivibile in ogni stagione e ad ogni orario.

Una ulteriore passeggiata inferiore, più a stretto contatto con l’acqua, è collegata alla precedente da aree verdi la cui vegetazione si adatta al paesaggio fluviale. Sono presenti aree per il fitness all’aperto e attrezzi per il gioco dei bambini. Sempre animate sono le ampie gradonate che scendono fino al margine artificiale del fiume.

Rodano e Saona a Lione

Il progetto di riqualificazione a Lione, “mettere in scena il patrimonio fluviale”, si concretizza per mezzo di una serie di sistemazioni paesaggistiche, dove imbarcaderi, rampe, percorsi pedonali e ciclabili, piantumazioni ripariali, aree di gioco e di sosta, trovano una loro specifica collocazione in una visione di insieme.
Gli interventi lungo la riva sinistra del Rodano prendono il posto delle pesanti trasformazioni infrastrutturali degli anni settanta che avevano distribuito estesi parcheggi, incentivato la mobilità veicolare e annullato ogni spazio sociale.
Percepite come aree insicure da gran parte della popolazione, le banchine sono state così restituite alla fruizione pedonale e messe in sicurezza idraulica. segue…

Bilbao e il fiume Nervion

Il caso di Bilbao si pone a pieno titolo fra gli esempi migliori di rigenerazione urbana avvenuti in Spagna, in stretta relazione con il sistema naturale del fiume Nervión.
Fondata nel 1300, Bilbao fin dal Cinquecento divenne una città a vocazione industriale anche grazie al porto fluviale che consentiva un’intensa attività di scambio commerciale. La crisi dell’industria pesante di metà degli anni Settanta ha lasciato dietro di sé una grande quantità di aree abbandonate fortemente contaminate, dando origine ad un’era di accentuato declino economico accompagnato da un marcato declino del tessuto urbano, da numerose situazioni di emarginazione sociale e, in generale, da una complessiva decadenza industriale e ambientale.
È in questa situazione di crisi sociale, economica e politica che si manifesta il grande risveglio di Bilbao.

Nel 1987 viene approvato il “Piano di Rivitalizzazione di Bilbao”: un piano ambizioso di rinnovamento totale: trasformare l’obsoleto in opportunità, riutilizzando gli spazi abbandonati dall’industria e puntando sul design urbano, con spazi pubblici e aree verdi assunti come elementi per migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Gli obiettivi del piano generale comprendevano anche il potenziamento del trasporto pubblico e del traffico pedonale, e la riduzione del traffico privato. A questo scopo, una strada a scorrimento veloce  è stata trasformata in un viale con ampi passaggi pedonali.

Ginevra e il fiume Aire

Nei pressi di Ginevra, il fiume Aire è stato coinvolto in un progetto di rinaturalizzazione che ha saputo conciliare la memoria storica  del canale di regimazione ottocentesco, con le nuove esigenze di sicurezza e fruizione. Anziché ricostruire semplicemente il letto naturale del fiume com’era prima, il vecchio canale funge da traccia di riferimento, che rende leggibile il passato recente e si combina con i lavori in corso del nuovo fiume.
All’interno del progetto, la componente ricreativa è stata sviluppata tramite una sequenza di piazze, giardini, spazi di sosta e ristoro creati sul canale preesistente prosciugato, dando luogo a un vero e proprio giardino lineare che entra in una relazione a geometria variabile con la passeggiata lungo l’argine.

Il nuovo paesaggio fluviale, parallelo al vecchio canale, è stato pensato per regolare le dinamiche naturali di inondazione e rigenerazione, creando al tempo stesso un prezioso biotopo per piante e animali a ristoro della graduale perdita di habitat conseguente all’arginatura del secolo scorso.

Il piano di riconfigurazione dell’alveo ripercorre a grandi linee i meandri del fiume che esistevano prima della canalizzazione, coinvolgendo parte dei terreni circostanti vocati all’agricoltura, modellati a loro volta da una griglia artificiale a losanghe che consente di dare libero gioco ai fenomeni erosivi da parte dell’acqua, e che permette dunque al fiume di espandersi.
Muovendo dalla consapevolezza che un fiume ama progettare liberamente sé stesso, si è proposto uno schema di innesco co-evolutivo tra il movimento dell’acqua e il suolo circostante, che nei tempi dettati dalla natura potrà assumere forme e consistenze inaspettate.

Rouen e la Senna

Il parco lineare e la passeggiata sulle rive del fiume Senna aprono la città di Rouen ad un nuovo grande paesaggio, che combina un’atmosfera bucolica alla testimonianza dell’articolata storia urbana, ricca di monumenti industriali. Ciò rafforza l’ambizione del progetto urbano, determinato a sviluppare la parte occidentale della città e la costa meridionale del lungofiume, segnato dalle stimmate del suo passato industriale.
Una passeggiata, lunga quasi tre chilometri, ha radicalmente trasformato questo brano di città; da zona ormai dismessa, lontana dalla quotidianità cittadina, a luogo di aggregazione e attività. Un grande parco, con i suoi alberi e gli ampi prati, sostituisce i brownfields, i parcheggi, gli spazi inquinati.


Il fulcro dell’innovativo progetto è stata soprattutto la trasformazione della penisola di Rollet, all’estremità occidentale. Del suo passato industriale l’ex “isola del carbone” ha conservato solo le sue rotaie, per diventare uno spazio naturale con un’atmosfera a volte selvaggia, a volte intima, che dialoga con i monumenti portuali, il grande ponte Flaubert, il fiume che qui diviene più ampio e le verdi colline sulla sponda opposta.
La scommessa iniziale era di portare la vita cittadina in questi spazi abbandonati, che nascondevano, tuttavia, enormi potenzialità naturali, arricchite dalla vista panoramica della cattedrale e del centro storico.

EcoWebTown 21

JOURNAL of SUSTAINABLE DESIGN, Eco Web Town
Rivista semestrale on line | Online Six-monthly Journal ISSN 2039-2656
Edizione Spin Off SUT – Sustainable Urban Transformation

Gli autori dei contributi: Alberto Clementi, Anna Laura Palazzo, Rosario Pavia, Mosè Ricci, Jose Alfredo Ramirez, Romeo Farinella, Antonella Radicchi, Jelena Zivkovich, Zoran Djukanovic, Domenico Potenza, Monica Manicone, Micaela Scacchi, Raffaele Mennella, Claudia Mattogno, Rita Occhiuto, Carlos Llop Torné, Cianci, Mondelli, Rabazo, Paola Gregory, Ester Zazzero, Lorenzo Pignatti, Luca Velo, Stefania Gruosso, Claudia di Girolamo, Tiziana Casaburi, Paola Cannavò, Massimo Zupi, Filippo Angelucci, D. Potenza, A. Damiani, G. Girasante, Ester Zazzero, Luca Porqueddu, Monica Manicone, Pietro Zampetti, Matteo Benedetti

Extra

La città e l’acqua

L’acqua filiforme, stagnante o riflettente, determina il carattere di ogni luogo, imponendosi come una risorsa primordiale non solo per l’architettura, ma anche per lo sviluppo socio-economico ed industriale della città moderna. Ricostruirne le immagini permette a ciascuno di riappropriarsi mentalmente di aree vaste difficilmente immaginabili, nella necessità di ristabilire un approccio flessibile adeguato ai paesaggi delle acque che le nostre città sono ancora. Questa la necessità di rileggere un arcipelago dalle terre instabili, attraversate da un sistema dalle acque imbrigliato, ma sempre alla ricerca dei propri spazi. Questo infine è ciò che disegna un quadro ambientale ambivalente: rischio e opportunità per apprendere a vivere e progettare in interrelazione con il movimento.

(la Riva Ostiense, dalla collezione fotosferica Mappatevere360 )

Il fiume scivola via, rifiutato da un’urbanità incapace di accogliere lo sport, il gioco, lo stare ed il passeggio, perché ridotta alla logica disgiuntiva “dell’uno o l’altro”.  Il fiume, sempre più conteso e diviso, entra nel nuovo millennio come testimone silenzioso di una perdita. Quali insegnamenti trarre da questa narrazione?  Si fa spazio quindi la necessità di aprirsi al paesaggio liquido.  L’alternanza dei rapporti tra città e fiume, infatti,  mostra chiaramente l’impossibilità di arrestare il movimento e le fluttuazioni di relazioni che, per il loro essere in tensione, orientano il territorio nel suo incessante riconfigurarsi.

La città invece continua ad adottare soluzioni orientate a cristallizzare il fiume.  Se invece città e acqua fossero assunte come un unico sistema in movimento, il progetto potrebbe creare le condizioni di equilibrio necessarie per accogliere le fluttuazioni. Relazioni liquide dove la terra e l’acqua sono in movimento.

Per mantenere in vita questo equilibrio è necessario ricostruire il gioco delle tensioni tra terra e acqua, evitando il prevalere dell’una o dell’altra. Il raggiungimento dell’equilibrio ed il suo mantenimento sono le condizioni di base del progetto sostenibile, fondato sulla capacità di cogliere il movimento non per contenerlo, ma per seguirne i flussi, l’indocilità e le correnti.

Il progetto riacquista così la capacità di rilevare, far emergere e agire in fluidità e flessibilità. Assumendo l’incertezza come condizione di fondo del sistema città-paesaggio, il progetto deve adattarsi e integrarne le fluttuazioni. Di fronte al paesaggio liquido, sempre in via di ridefinizione e riscrittura, il progetto tenderà a divenire un insieme d’azioni brevi di trasformazione che permettano ai sistemi terra-acqua di riassestarsi continuamente e dare vita a processi di un progetto aperto che osserva, segue e cura il territorio.

Progettare l’instabilità di terre in movimento costante e di paesaggi liquidi diviene quindi una necessità e probabilmente la sola possibilità per adeguare l’azione umana all’imprevedibilità delle forze naturali.

PensoPositivo

> Un capitolo dedicato ai progetti di riqualificazione dei fiumi. Uno stimolo a rileggere i luoghi della quotidianita’ andando oltre le brutture che avvelenano, ad elaborare e condividere uno slancio positivo. Questo e’ il contagio che ci piace. segue...

Contratto di Fiume Tevere

> il Contratto di Fiume Tevere da Castel Giubileo alla Foce è uno strumento collaborativo di programmazione degli interventi che consente, grazie all’interazione tra enti competenti, esperti e territorio, di definire una strategia condivisa per il miglioramento ambientale e la valorizzazione del fiume Tevere e del suo ambito. segue...

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(il complesso del Guggenheim a Bilbao)

Il fiume come progetto urbano – EcoWebTown21
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